Velasquez's Logbooks

Sulle tue cime di granito, io sento
Di libertade l’aura… (G. Garibaldi)

 


 

I delfini di Caprera

Festeggiare il compleanno in mezzo al mare, a Caprera. Un sogno che da sempre mi affascinava e che non avevo mai raggiunto. Forse perché i cliché delle solite feste con torta e candeline finali attraggono più di una faticosa pagaiata. Finalmente lo avevo deciso: il mio regalo sarebbe stato la famosissima e cliccata Cala Coticcio, la Thaiti dell’Eroe dei due mondi che qui forse dimenticò la sua irrequietezza di guerriero, sempre in giro in cerca di rivoluzioni. Era una mattina fresca quella, eppure a fine ottobre la nostra Sardegna stava per far cadere le mie certezze anche sulle stagioni, regalando a noi isolani una seconda estate in pieno autunno. Il kayak scivolava sull’acqua della baia, un saluto a un turista straniero con la lingua internazionale dei segni, ancora una volta uno sguardo a Cala Portese e via, solo con me stesso. Un mare piatto come una tavola si apriva alla mia vista, i battiti del cuore che rallentavano il ritmo e una sensazione di pace che iniziava ad avvolgermi. Niente di più romantico si potrebbe dire, se non fosse che ero qui per raccogliere i cocci di una vita e ricostruire tutto quello che sembrava andare ormai alla deriva. Avevo scelto questo luogo perché mi è familiare, perchè mi ha sempre accolto e abbracciato con la calda bellezza della sua natura. Il giorno, però, non ero così attratto da quelle sensazioni e non avevo nessuna intenzione di pagaiare per scoprire cose nuove. Laggiù, conoscevo bene ogni angolo di quella costa e il mio obiettivo era solo quello di cercare quella solitudine positiva che quella tavola blu mi avrebbe potuto offrire. Senza faticare, senza quei pensieri che mi tormentavano, stavo raggiungendo uno stato di trance emotivo che i movimenti del pagaiare rendevano ancora più desiderato, in cerca di uno spiraglio di entusiasmo che non sarei riuscito a trovare da nessun’altra parte. Osservavo la mia prua, distrattamente, tenendo la rotta con la vista della costa rocciosa che scorreva lenta alla mia sinistra. E fu solo ad un certo punto che sentii che c’era qualcosa, qualcuno oltre me, in quella desolata parte di Caprera. Un soffio dietro la mia coda, quasi un sospiro che mi stava distraendo dal mio solitario rimuginare sugli eventi disastrosi dei miei ultimi mesi. Mi voltai ma nulla, se non la scia del mio Seabird. Ancora un sospiro, ancora un altro, questa volta più forte e tanto convincente da farmi voltare nel momento in cui quella creatura decise di saltare fuori dall’acqua proprio a tribordo, tanto da togliermi il fiato per qualche istante. Sorrisi, urlando felice al cielo come un bambino. Pensai tra me: ecco qua Stefano, non ci voleva poi così tanto a farti riacquistare la curiosità e la capacità di capire qual è il motivo per cui sei qui. Lascia tutto alle spalle, diceva quella voce, vivi questo mondo che può ancora stupire, anche con cose semplici. Soprattutto quando tutto sembra perduto o nel momento in cui credi di avere un cuore di pietra, ecco, basta un attimo e ti innamori ancora della vita.

 


 

 

Caprera - Cala Serena
Cala Serena

 


 

La finestra sul mare

Non credo che esista qualcuno che non abbia mai visitato il Compendio Garibaldino essendo stato a Caprera. Una visita d’obbligo, per tanti naturalmente. Per chi ha l’animo patriottico, per l’appassionato di storia risorgimentale, per gli ammiratori dell’Eroe, o semplicemente per curiosità. Visitare gli angoli nascosti, privati della casa di Garibaldi può essere per alcuni l’esperienza più noiosa o per altri la più emozionante e commovente di tutta la permanenza nell’arcipelago di La Maddalena. La mia, forse come per tanti altri, si è trasformata con il passare degli anni e, tutte le volte che sono stato qui, pian piano la mia attenzione si è focalizzata su dettagli ai quali non avevo fatto caso precedentemente . Chi conosce bene la visita guidata del compendio, sa che tutto inizia su un lastricato in granito e che, dopo aver ammirato il pino piantato dall’Eroe, ora adagiato sulla macchia mediterranea che circonda l’area, si inizia un percorso che, spiegato con entusiasmo dai “custodi” che si succedono a turno nelle visite guidate, conduce il visitatore in un percorso iconografico della vita del marinaio, del guerriero, del rivoluzionario, ma soprattutto dell’uomo Garibaldi. I suoi oggetti sono la sua vita, le sue passioni, i suoi amori, la sua famiglia. Ma è solo alla fine del percorso che negli ultimi anni mi sono soffermato spesso: la stanza da letto e di morte dove ha passato gli ultimi istanti della sua movimentata vita. Un orologio fermo alle 18.20, un letto a baldacchino, e quella finestra aperta sul mare a nord dell’Arcipelago, con la vista della Corsica oltre la foschia. Non riesco a vedere quell’immagine come triste. E’ romantica ma non triste. Per lui, forse, era l’icona di una speranza, di un desiderio di pace, o di rivedere la sua amata Nizza. O magari semplicemente il desiderio di rimanere solo, per l’ultima volta ad immaginare se stesso sulle onde dell’oceano, alla ricerca di una nuova avventura.

E quel mare, che per l’uomo Garibaldi è stato l’elemento amato che gli ha fatto conoscere mondo, amici e nemici, è là, incorniciato in quella finestra, a significare un inconscio collettivo che unisce tutti quelli che sono passati almeno una volta in quella stanza. L’immagine, soprattutto, di chi crede ancora in un mare che unisce e mai divide.

 


 

 

Caprera - Cala Coticcio
Cala Coticcio

 


 

La nota dolente

È vero, Cala Coticcio è la più rinomata e fotografata, tanto che la sua immagine è abusata su diversi social. Foto pressoché tutte uguali create con lo scopo di dire “c’ero anch’io” e soprattutto perchè mostrano un paradiso colmo di bagnanti che nemmeno a Rimini si sognano. Cosa c’è di bello nel vedere un luogo così affascinante pieno di gommoni, yacht e signorine che più che immortalare la natura del luogo scattano foto ammiccanti con il loro nuovo bikini? Nulla dico io e, parafrasando una pubblicità di alcuni anni fa, posso dire con fermezza che la mia Caprera è differente. Sa di luoghi in cui la banalità di questi tempi moderni, di questo turismo mordi e selfie, non viene mai contemplata. Li ho visitati a lungo questi posti, in estate, primavera, autunno e inverno, e sono convinto che l’avanzare dell’età, una certa misurata misantropia e la voglia di ammirare in esclusiva la bellezza della Sardegna, mi hanno portato a scegliere con estrema cura e ad osservare questa natura con occhi sinceri. Ed è per questo che stavolta voglio tirar fuori il sassolino dalla scarpa, la nota dolente che mi indispone ogni volta che sono là. Caprera – ma questa è solo la mia modesta opinione – non giova ma soffre dall’aumento costante ed irreversibile di presenze durante il periodo estivo. E un amministrazione competente e capace avrebbe già dovuto capire che ecosistemi come questi devono essere preservati da flussi incontrollati di persone. Il turismo, e questo per buona parte della Sardegna, non deve essere solo business fine a se stesso, ma lo si deve regolare con norme mai troppo restrittive ma chiare per tutti e che consentano di monitorare costantemente la fruizione degli spazi nelle aree protette. Oggi è anacronistico vedere un traffico illimitato e ostruttivo di auto parcheggiate nei sentieri che conducono alle cale e alle spiagge. Oltre che dannoso per il luogo, credo che sia molto pericoloso per i visitatori stessi. Forse sarebbe il momento giusto di portare a compimento il progetto, già studiato tempo fa, di un servizio di navetta che contempli veicoli a trazione elettrica. Senza dimenticare poi il noleggio di mezzi come le e-bike che consentono di muoversi velocemente in un’isola così piccola. Nonostante il suo granito li possa far sembrare invincibili e inattaccabili, Caprera e l’intero arcipelago hanno bisogno di un sistema di protezione che può cominciare anche con queste poche cose semplici. I visitatori stessi ringrazieranno di ritrovare i luoghi di un tempo, selvaggi e paradisiaci. Nel frattempo visito la mia isola in bassa stagione, ammirandola e facendomi coccolare dalla sua natura.

 


 

Caprera - Cala Brigantina
Cala Brigantina

 

 


 

Non perderti anche il primo articolo sull’Arcipelago:

La Maddalena Archipelago (part one)