Un maestro oltre che un pioniere, aveva uno stile unico nel raccontare e nel documentare. I suoi documentari raccontavano i luoghi che visitava e un po’ se stesso. (Piero Angela) A master and a pioneer who had a unique style for presenting and documenting. His documentaries was about locations and places and a little bit about him (Piero Angela)
Erano gli anni 70.
Erano gli anni di piombo. Gli anni in cui non dovrebbe crescere un bambino.
Erano gli anni in cui abbiamo provato ad andare a piedi e in bici la domenica, solo perchè costretti da una cosa chiamata austerity.
Erano gli anni del compromesso storico che i bambini di quella generazione ricordano con il viso di due grandi uomini.
Erano gli anni di “Dov’è Anna”, di “E le stelle stanno a guardare”. E di una Canzonissima che in TV scaldava le case italiane fino alle feste di Natale.
Tutto, per noi, era esclusivamente in toni di grigio che oggi rendono i ricordi, anche quelli, in bianco e nero.
Ma c’è un qualcosa che oggi ricordo a colori, anche se in realtà in tv non lo era. Il mare di Folco Quilici. Ancora nel mio immaginario i suoi documentari sono a colori. Sanno di un profondo blu che allora mi cullava e mi dava pace. Sanno di sole e luoghi paradisiaci dove l’uomo fa parte integrante e mai dominatore di un mondo che aveva ancora speranze di salvarsi dall’autodistruzione.
Erano gli anni delle pinne azzurre Rondine, una maschera Pinocchio, uno snorkel con quel galleggiante infernale che doveva evitare l’ingresso dell’acqua, e di un girovagare per i fondali davanti a Masua. Nella mia mente c’erano quei documentari con mari tropicali pieni di pesci, coralli e tanti squali. E non quelli che un giorno Steven Spielberg avrebbe cercato di farci odiare con il suo Jaws. Credo che in questo sono stato fortunato. Sono della generazione dei bambini cresciuti con “Ti-Koyo e il suo pescecane”, “Sesto Continente” e “Fratello Mare”. Sono di quelli che credono ancora nelle storie d’amicizia tra uomini e animali e nel vivere rispettando l’ambiente naturale dove siamo nati e cresciuti . Utopie regalatemi anche da Folco Quilici, che si sono calate profondamente nel mio pensiero e sono diventate le basi fondanti del mio vivere.
Non credo che senza le sue parole e le sue immagini avrei amato in questo modo la mia terra, il mio mare . Ricordo ancora quando mi sono immerso nel Mar Rosso. Dal momento stesso in cui dalla maschera ho visto per la prima volta quel paradiso, la mente mi ha riportato indietro negli anni. Mi sentivo quel bambino che ascoltava alla tv quell’uomo mentre raccontava storie incredibili di continenti lontani e di un mondo sommerso ancora troppo poco conosciuto. La mia felicità era tanta che quel giorno ne avevo addirittura parlato con il mio divemaster svizzero che mi guardava incuriosito. Il mio era stato come un dejavu e tutto sembrava già accaduto là sotto. Avevo già visto quei fondali e le emozioni erano le stesse. Tutto merito di quell’uomo che ancora, e ormai non più giovane, continuava a raccontare storie di mare in tv e a pubblicare tanti libri.
Quando ho sentito della sua scomparsa, è stato per me un momento di malinconia, come se di colpo avessi perso una parte di me e, forse, quel bambino dalle pinne azzurre. L’hanno chiamato con mille appellativi. Documentarista, avventuriero, subacqueo, giornalista, scrittore, ma per noi tutti, bambini con le “Rondine” azzurre, Folco Quilici sarà per sempre l’Uomo del Mare. Buon Vento a te Maestro.
Those were the ‘lead years’ as we called them in Italy. The years when a child should not grow up. In which we went walking and cycling on Sundays, just because someone was unplugging us (years of the oil crisis in the seventies and petrol rationing)
Those were the years of the historic compromise. The children of that generation remember only two great men (Italian politics)
Those were the years of “Dov’è Anna”, of “E le stelle stanno a guardare” and of a “Canzonissima” (TV series from the seventies) that warmed the houses in autumn until Christmas. Everything was for us exclusively in shades of grey of the black and white TV.
But there was something that I remember in color today, even if in reality it was not on TV. The sea of Folco Quilici. In my imagination, even today, his documentaries are in color. Images of a deep blue that then cradled me and gave me peace. Of sunny and heavenly places where man is an integral part and never dominator of a world that still had hopes of saving itself from self-destruction. It was he, that documentarian, who with his gentle manner, tiptoed into the homes of Italians and taught them to love nature.
These were the years of the Rondine blue diving flippers, a Pinocchio mask, a snorkel with that infernal float to prevent entry of water, and a snorkel through the seabed in front of Masua. In my mind there were those documentaries with tropical seas, full of fish, corals and many sharks. And not those who one day Steven Spielberg would have tried to make us hate with his “Jaws”. I believe that I was lucky in this case. I am from the generation of children who grew up with “Ti-Koyo e il suo pescecane”, “Sesto Continente” and “Fratello Mare” (movies). I am one of those who still believe in the stories of friendship, between men and animals and in living in constant respect for the natural environment where we were born and raised. Utopias, given to me by Folco Quilici, who have deepened in my thinking and have become the foundations of my life.
I do not believe that without his words and his documentaries I would have loved my land and the sea in this way. I still remember when I dived in the Red Sea. From the moment I saw that paradise through my mask, my mind brought me back in years. I felt that child listening to the man on TV while telling incredible stories of distant continents and a submarine world still little known. My happiness was so profound that when I spoke to my Swiss divemaster that day he was looking at me curiously. Mine had been like a dejavu and everything had already happened down there. I had already seen those backdrops and the emotions were the same. All thanks to the man who still, in his old age, continued to tell stories of the sea on TV and publish many books.
When I heard of his death, a sense of melancholy came over me, as if I had lost a part of me and, perhaps, that child with blue diving flippers. He went under many names: Documentarist, adventurer, diver, journalist, writer. But for all of us, children with the blue Rondine flipper, Folco Quilici will forever be the Man of the Sea. Fair wind and following seas to you, Master.